Spotify Lossless 2025: qualità FLAC in arrivo, ma sarà davvero un miglioramento per tutti?

Spotify Lossless 2025

Spotify è da anni il re del clo streaming musicale, con oltre 600 milioni di utenti attivi nel mondo e una libreria sconfinata che ha reso l’ascolto di musica immediato, accessibile e universale. Nel corso degli anni il servizio ha introdotto novità significative: playlist personalizzate, podcast, suggerimenti basati sull’intelligenza artificiale e piani di abbonamento sempre più mirati.

Ora, però, l’attenzione è tutta su una novità tanto attesa quanto controversa: l’arrivo dello streaming lossless in formato FLAC. Una promessa fatta da Spotify già anni fa con il progetto Spotify HiFi, rimandato più volte e quasi diventato una leggenda metropolitana. Oggi, finalmente, il formato senza perdita è realtà, ma la domanda cruciale rimane: è davvero un miglioramento che tutti potranno apprezzare?

In questo articolo analizzeremo nel dettaglio cosa significa lossless, quali sono i vantaggi concreti, i limiti tecnici, come si confronta con Apple Music, Tidal e Qobuz, e soprattutto a chi conviene davvero questa nuova funzione.

Come abilitare audio Spotify Lossless
Spotify Lossless : come abilitarlo

Cos’è l’audio lossless e cosa significa “FLAC”

Per comprendere il valore di questa novità bisogna partire dalle basi. Con il termine lossless si intende un formato audio compresso senza perdita di dati, in grado di preservare ogni dettaglio del file originale così come è stato registrato in studio.

Spotify utilizzerà il formato FLAC (Free Lossless Audio Codec), uno standard già diffuso che garantisce un’ottima compatibilità con software e dispositivi. La qualità promessa è 24-bit / 44,1 kHz, ovvero lo stesso campionamento dei CD audio, ma con maggiore profondità di bit rispetto al classico 16-bit.

La differenza con i formati “lossy” (come MP3 o AAC) è sostanziale: questi ultimi eliminano alcune informazioni sonore per ridurre il peso del file, puntando a mantenere ciò che l’orecchio umano percepisce maggiormente. In pratica, con l’audio lossy si sacrifica parte della qualità per rendere più leggero lo streaming. Con l’audio lossless, invece, la fedeltà è totale: ogni dettaglio, sfumatura e imperfezione originale viene mantenuta intatta.

Il confronto con la qualità standard di Spotify

Ad oggi, Spotify offre una modalità di streaming a 320 kbps in formato Ogg Vorbis, considerata “alta qualità”. Per la maggior parte degli utenti questa qualità è già più che soddisfacente, soprattutto se si utilizzano auricolari Bluetooth o speaker portatili.

Il salto al FLAC lossless promette un ascolto più ricco, dettagliato e naturale. Si potranno percepire sfumature di strumenti acustici, armoniche più piene nelle voci e un soundstage più ampio. Tuttavia, questo miglioramento è udibile solo in determinate condizioni:

  • utilizzo di cuffie cablate di fascia medio-alta;
  • ascolto in ambienti silenziosi;
  • impianti stereo o DAC esterni che possano valorizzare il segnale.

Se invece si usano auricolari Bluetooth, la differenza sarà minima: lo standard wireless non supporta ancora il FLAC puro, ma ricorre a codec compressi (SBC, AAC, aptX, LDAC), che vanificano gran parte del beneficio del lossless.

I vantaggi del Lossless su Spotify

Vale comunque la pena sottolineare i principali vantaggi:

  1. Dettaglio sonoro superiore
    Gli strumenti acustici, le voci e i suoni ambientali risultano più chiari e realistici.
  2. Maggiore dinamica
    Le registrazioni con alti e bassi ben definiti risaltano meglio, senza compressioni artificiose.
  3. Esperienza più naturale
    Per generi come classica, jazz o folk, la differenza può essere sostanziale e avvicinarsi a un ascolto da CD.
  4. Fedeltà agli artisti
    Spotify afferma che con il lossless l’ascolto sarà “così come l’artista lo ha concepito in studio”.

Gli ostacoli e i limiti da considerare

Non tutto però è rose e fiori. Lo stesso articolo di The Verge ha definito questa novità come un “inconvenient improvement”, un miglioramento scomodo, proprio perché non adatto a tutti.

Ecco perché:

  • Hardware adeguato: per sfruttare davvero il lossless servono cuffie cablate di qualità o impianti dedicati. La maggior parte degli utenti ascolta in mobilità con auricolari wireless, dove la differenza è impercettibile.
  • Bluetooth limitato: lo streaming wireless non supporta la larghezza di banda necessaria per il FLAC. Quindi, anche con Spotify Lossless, gli auricolari Bluetooth faranno un “downgrade” del segnale.
  • Consumo dati: i file FLAC pesano molto di più. Uno streaming lossless può consumare fino a tre volte i dati rispetto a uno in 320 kbps.
  • Spazio occupato: anche i download offline saranno molto più ingombranti, richiedendo più memoria sul dispositivo.
  • Compatibilità: non tutte le app e i dispositivi saranno subito compatibili. Spotify sta ancora lavorando per garantire un rollout completo.

Spotify vs Apple Music, Tidal e Qobuz

Il panorama dello streaming musicale si è già mosso verso l’audio lossless:

  • Apple Music: offre audio lossless fino a 24-bit / 192 kHz senza costi aggiuntivi, incluso nell’abbonamento standard.
  • Tidal: ha reso celebre il concetto di HiFi streaming, con supporto al formato MQA e successivamente FLAC Hi-Res.
  • Qobuz: punta da sempre su audiofilia e qualità hi-res, con file fino a 24-bit / 192 kHz.

Spotify, invece, si ferma a 24-bit / 44,1 kHz, una qualità ottima ma non “hi-res”. Una scelta che evidenzia la sua volontà di offrire un’esperienza accessibile e stabile, senza puntare all’élite degli audiofili.

A chi conviene davvero Spotify Lossless

Il dubbio principale resta: vale la pena attivarlo?

Conviene se:

  • possiedi un impianto hi-fi o cuffie cablate di qualità;
  • ascolti generi ricchi di dettagli (classica, jazz, acustica);
  • vuoi la massima fedeltà senza compromessi;
  • hai spazio di archiviazione e dati sufficienti per sostenere il peso dei file.

Non conviene se:

  • ascolti principalmente con auricolari Bluetooth;
  • usi lo smartphone in mobilità, in auto o in metro, dove i rumori ambientali coprono le sfumature;
  • sei soddisfatto della qualità 320 kbps, che per molti è indistinguibile dal lossless.

Il rischio della “psicoacustica”

Un aspetto interessante riguarda la percezione umana. Diversi studi dimostrano che non tutti riescono a distinguere un file a 320 kbps da uno lossless in un blind test. Spesso la differenza è più psicologica che reale: se sai di ascoltare un file lossless, il cervello ti porta a notare dettagli che forse prima ignoravi.

Per questo motivo, Spotify Lossless potrebbe diventare un prodotto “di nicchia”, apprezzato da audiofili e appassionati, ma non da tutti i suoi milioni di utenti.

Il prezzo: sarà incluso o costerà di più?

Un altro nodo da sciogliere riguarda il prezzo. Apple Music offre il lossless senza costi aggiuntivi, mentre Tidal lo include nei piani HiFi Premium. Spotify, invece, non ha ancora chiarito se il FLAC sarà parte dell’abbonamento standard o richiederà un piano più costoso.

Considerando che in passato aveva annunciato Spotify HiFi come opzione a pagamento, non è da escludere che la società possa proporlo in un pacchetto “premium” separato. Se così fosse, il valore percepito potrebbe diminuire, soprattutto se la concorrenza lo offre gratis.

Un miglioramento “inconveniente”

Alla fine, come sottolinea The Verge, Spotify Lossless è un miglioramento scomodo. Non perché non porti qualità, ma perché richiede troppo all’utente medio: cuffie cablate, DAC, spazio, dati, attenzione.

È una funzione che eleva il servizio ma allo stesso tempo crea un divario tra chi può sfruttarla e chi no. Spotify sembra consapevole di questo e perciò ha scelto un approccio “moderato”, fermandosi al FLAC 24-bit / 44,1 kHz.

Conclusione

Spotify Lossless segna una svolta per la piattaforma, che finalmente colma un gap rispetto ai competitor. È una novità attesa, promettente e utile per chi cerca il massimo dalla musica.

Ma allo stesso tempo resta una funzione di nicchia: la maggior parte degli utenti non noterà differenze sostanziali rispetto allo streaming “alta qualità” già esistente.

In definitiva, è un passo avanti che soddisferà i più appassionati ma che non cambierà radicalmente l’esperienza del pubblico mainstream. Per molti, il vero vantaggio di Spotify rimarranno le playlist curate, l’algoritmo di raccomandazione e la facilità d’uso, non la qualità lossless.

Fonti: The Verge – Spotify Lossless is an inconvenient improvement (2025)
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Sergio Comella
Sergio Comellahttps://www.sergiocomella.it/
Software engineer. Proprietario di un bassotto, poco nerd, molto stress.

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