Smart Working

Sempre più spesso si sente parlare di Smart Working, ovvero la modalità di lavoro da remoto che consente al lavoratore dipendente di svolgere l’attività lavorativa al di fuori degli spazi aziendali.

Con la quarta rivoluzione industriale si è, difatti, assistito al superamento dell’idea fordista del lavoro, e ci si è trovati di fronte a nuovi paradigmi che implicano per il lavoratore nuove mansioni, nuovi ruoli e nuove competenze.

Alla stabilità e staticità lavorativa, da sempre fonti di certezza per il lavoratore, sono subentrate flessibilità, autonomia e dinamismo. Non si parla più di un unico luogo in cui svolgere il lavoro, nè di un orario fisso. Si parla di Smart Working.

Cos’è lo Smart Working?

Lo Smart Working (o lavoro agile), disciplinato dalla Legge n.81/2017 (di recente modificata dalla Legge di Bilancio 2019), è un fenomeno che sta prendendo sempre più piede nella realtà Italiana.

Definito come un’opportunità win-win, vantaggioso sia per le aziende, sia per i lavoratori, lo Smart Working può essere inteso come una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione al lavoratore subordinato di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare.

Consente al lavoratore di svolgere in parte dell’attività professionale al di fuori dei locali aziendali, restando interconnesso con colleghi e datore di lavoro e rispettando il limite di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero stabilito da contratto.

Lo scopo? Incrementare la produttività aziendale e migliorare il work-life balance.

Quali sono i benefici?

Sicuramente benessere per il lavoratore. Pensate ai lavoratori pendolari che trascorrono in media due ore al giorno fra mezzi affollati e strade trafficate per raggiungere il luogo di lavoro. Pensate a chi, fra questi, rientra a casa ogni giorno dopo le 20:00, senza avere nè il tempo nè la forza di fare la spesa, di cucinare, di dedicarsi ad un hobby.

È inevitabile che il lavoro venga vissuto come fonte di stress, venga associato a qualcosa di brutto e non motivante. Ed è qui che trova la sua più grande logica lo Smart Working.

L’attivazione di un piano di Smart Working consente una migliore conciliazione vita-lavoro dovuta alla maggiore flessibilità e autonomia del lavoratore nella scelta degli orari e degli spazi da utilizzare, riducendo per prima cosa lo stress legato al pendolarismo. Si risparmierebbero infatti 3,53 miliardi di ore impiegate ogni anno per raggiungere il posto di lavoro.

Lo Smart Working permette al lavoratore di riappropriarsi di una propria dimensione individuale e questo si traduce in benessere per il lavoratore, che riesce a vivere il lavoro in modo più sereno. E si sa, ad un maggiore benessere segue una maggiore produttività.

Si riscontra infatti nelle aziende che adottano questo nuovo approccio al lavoro, un incremento della produttività del 15% per lavoratore ed una riduzione del tasso di assenteismo del 20%. Inoltre, permette al datore di lavoro di abbattere costi di uffici e di gestione. Si è notata anche una spontanea riorganizzazione efficiente del lavoro in modo da concentrare determinate attività nei giorni previsti per il lavoro agile, e questo è indubbiamente sinonimo di maggiore responsabilizzazione del lavoratore, oltre che di grande capacità di pianificazione.

Lo Smart Working fa bene all’ambiente.

Si stima che la diminuzione degli spostamenti fisici dei lavoratori, per mezzo dello Smart Working, ridurrebbe le emissioni di CO2 di 214 milioni di tonnellate l’anno entro il 2030, in pratica la stessa quantità di CO2 che verrebbe sottratta dall’atmosfera da 5,5 miliardi di alberi. Si pensi anche al risparmio che ci sarebbe in termini di plastica (solitamente utilizzata per imballare il cibo mangiato fuori) o di energia elettrica.

Ad oggi, i paesi che si sono aperti a questa nuova filosofia manageriale sono: Svezia (51%, è il paese con la percentuale più alta di lavoratori agili), Repubblica Ceca (48%), Slovacchia e Norvegia (40%), Germania (34%), Austria (32%), Inghilterra (24%) e l’Italia (12,6%).

L’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano rileva che gli smart workers italiani, ad oggi,  sono 305.000, pari all’8% del totale dei lavoratori. Il 58% delle aziende medio grandi ha già introdotto iniziative concrete di lavoro agile, soprattutto a Milano, dove  ci sono il 44% delle aziende con progetti strutturati. Mentre nella Pubblica Amministrazione solo il 5% degli enti ha dato avvio a una sperimentazione.

Chi può diventare Smart Workers?

Sostanzialmente tutti, l’importante è che il lavoro possa essere svolto tramite computer e che il luogo scelto dal lavoratore per svolgere l’attività lavorativa, sia dotato di una buona connessione a internet e gli consenta di stare concentrato.

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Alessia Borzacchelli
Alessia Borzacchelli
Sono nata a Palermo nel 1991. Appassionata di economia e innovazione, ho dapprima conseguito la Laurea Triennale in Economia e Amministrazione Aziendale presso l'ateneo di Palermo. Da un paio di anni mi sono trasferita a Roma, città che amo, dove mi sono specializzata in Direzione delle Imprese presso la facoltà di economia LUISS Guido Carli. Amo viaggiare, ascoltare musica live e fare fotografie.

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